ZACK, CANE EROE (Shepherd: The Story of a Jewish Dog) di Lynn Roth, 2019
Drammatico – USA,
con Ayelet Zurer, Ken Duken, August Maturo, Levente Molnár, Lois Robbins.
In occasione della Giornata della Memoria alla televisione è stato trasmesso questo film, basato sul pluripremiato romanzo israeliano “The Jewish Dog” di Asher Kravitz.
La pellicola è ambientata in Germania a metà degli anni ’30 e ha come protagonisti un bambino e il suo cane.
Zack è un pastore tedesco nato a Berlino nella casa di una famiglia ebrea dove diventerà il cane del bambino Joshua.
In seguito alle Leggi di Norimberga, alla governante viene impedito di lavorare per la famiglia ebrea, ai bambini è vietato frequentare la scuola e.agli ebrei è vietato possedere un cane, e per questo motivo Zack viene allontanato dalla sua famiglia iniziando per lui un periodo difficile, con molti cambiamenti.
Anche la famiglia di Joshua si trova a dover affrontare la realtà delle persecuzioni, venendo separata con i vari membri inviati in diversi campi di concentramento
Il film procede con le diverse vicende di Zack e di Joshua…. e il resto non ve lo racconto, lo scoprirete vedendo il film, o leggendo il romanzo.
La regista del film, Lynn Roth, ha raccontato che, mentre si trovava in Israele, per un master sul cinema, uno degli studenti le aveva regalatonato il libro The Jewish Dog. Dopo aver finito di leggere il romanzo, aveva deciso di farne un film, adattando lei stessa la sceneggiatura.
Il cane si chiamava Koresh nel romanzo,diventando Caleb nella traduzione inglese.
lI racconto si dipana come l’autobiografia post mortem di Koresh, un cane nato nella casa di una famiglia ebrea tedesca durante il periodo che ha preceduto l’Olocausto in Germania.
L’animale assiste all’ascesa del nazismo e alle leggi imposte alla sua famiglia.
Nel libro si leggono i commenti filosofici di Koresh, che rappresentano uno spunto di riflessione sul comportamento degli uomini e degli animali.
Il film non è un capolavoro, ma resta comunque commovente, ed è interessante vedere la realtà di quel periodo visto con gli occhi del bambino, e quelli del cane.
La pellicola non è mai stata proiettata nelle sale cinematografiche e questa in televisione è stata una prima visione televisiva: “in effetti si tratta di una produzione modesta, più adatta forse al piccolo schermo sia per la narrazione convenzionale, dedicata ad un pubblico più vasto possibile – con un occhio di riguardo ai bambini coetanei del piccolo protagonista – che per una messa in scena senza particolare guizzi che ha comunque il merito di cavarsela discretamente pur a dispetto di un budget ridotto”.
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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