RELAZIONE UOMO-ANIMALE NEL FINE VITA
Recentemente è stato pubblicato un documento dal Comitato Sammarinese di Bioetica sul fine vita della persona: “Processo decisionale nella presa in cura della persona malata nel fine vita “, che dedica un intero capitolo alla relazione e al destino del proprio animale da compagnia giunti appunto al fine vita del proprietario.
Questo documento è decisamente innovativo, rappresenta l’unico esempio di gestione del pet dopo la morte del proprietario, parte dal postulato “che sia legittimo avere degli animali in ogni fase della propria vita“.
L’ho trovato molto interessante e “illuminante”, ve lo riporto quindi interamente, incitandovi a leggerlo.
“L’innata predisposizione umana alle relazioni interspecifiche accompagna la nostra specie da millenni.
Tale propensione ci spinge ad instaurare relazioni con gli animali tanto profonde da essere considerate come parte integrante della vita di coloro che le hanno scelte, componente non trascurabile degli affetti, fonte di benessere e gratificazione.
La predisposizione della specie umana alle adozioni interspecifiche è alla base del processo di domesticazione. Tale processo assegna alla nostra specie delle responsabilità storiche nei confronti dell’animale, la impegna nella tutela e nella promozione del benessere di questi e nella definizione di contorni etici necessari ad indirizzare i comportamenti.
I due attori della relazione ricevono, propongono e restituiscono, creano un’entità dialogica nella quale essi si posizionano e si riconoscono. La relazione dunque, e non l’animale in sé, è la fonte di soddisfazione e benessere reciproci. E’ possibile che il proprietario di un animale desideri che gli effetti della relazione si prolunghino oltre la sua esistenza. Provvedere a indicazioni circa il futuro dell’animale e il suo benessere è una maniera per continuare la relazione oltre la vita oltre a essere semplicemente il superamento di una preoccupazione.
Gli animali dunque sono attori di una relazione importante, in grado di influenzare in maniera positiva la vita della persona che accompagnano. Nel corso degli anni numerosi sono stati gli studi tesi a dimostrare quali e quanti benefici l’essere umano che attraversa una fase caratterizzata da fragilità, come quella della malattia e del fine vita, possa ottenere dalla vicinanza e dalla interazione con un animale, in termini di miglioramento della qualità della vita.
La presenza dell’animale che fa parte della famiglia è un fattore che promuove benessere, allevia lo stress, favorisce il rilassamento, offre accettazione. Nessun vincolo andrebbe quindi posto al proseguimento della relazione anche a seguito del trasferimento in strutture residenziali quali gli Hospice.
La presenza di un animale in famiglia, a volte anche unico altro componente della stessa, pone tuttavia degli interrogativi e delle preoccupazioni nel proprietario responsabile che si chiede come sarà la vita del suo compagno dopo di lui.
Numerosi sono i casi di lasciti di denaro destinato all’accudimento, spesso frettolosamente imputati ad eccentricità, che rivelano invece la preoccupazione per la sorte degli animali da parte di chi ha la responsabilità nei confronti di questi.
Gli animali domestici non possono essere beneficiari di lasciti. Al contrario, come altri possedimenti, gli animali possono divenire proprietà degli eredi, che saranno più o meno disponibili o adatti all’adozione, e non sempre in grado di garantire il benessere psicofisico degli stessi, o di corrispondere alle aspettative del proprietario originario.
Alla luce di queste considerazioni il CSB intende offrire una riflessione sull’opportunità per i proprietari di animali famigliari di dichiarare le proprie volontà circa il destino di questi. Nella Repubblica di S. Marino, gli animali di proprietà rimasti orfani del proprietario, in mancanza di parenti in grado di occuparsi di loro, al momento sono accolti nel rifugio gestito da un’associazione animalista163 che li accudisce in attesa di un’adozione.
Le espressioni di volontà vogliono essere una conciliazione fra doveri, diritti e responsabilità giuridiche in ambito di fine vita. E’ quindi verosimile supporre per estensione che, nell’adempimento delle volontà della persona, obblighi morali umani e benessere dell’animale, non essendo normati né regolabili diversamente, possano trovare strumento di affermazione all’interno delle stesse espressioni di volontà in rapporto alla libertà, al rispetto della volontà, alla dignità del morire.
CONCLUSIONI
Il CSB ritiene:
– fortemente auspicabile sostenere la continuità della relazione tra essere umano e animale in tutte le strutture di cura e residenza;
– che sia legittimo avere degli animali in ogni fase della propria vita;
– che il possesso di un animale debba essere responsabile, per continuità e qualità dell’accudimento e della relazione, seppur con le variazioni che i casi della vita potranno imporre al proprietario/responsabile;
– che la modalità di convivenza con un animale possa variare molto in rapporto alle scelte di vita del proprietario/responsabile, ma debba rispettare le condizioni di adeguato benessere e continuità di rapporto;
– che poiché nessuno può saper quando non sarà più in grado di provvedere a sé e agli altri, occuparsi di quale possa essere la futura condizione dei superstiti, anche se animali, sia auspicabile;
– che dedicare risorse alla futura vita di un animale, quando non si potrà più essere in grado di farlo direttamente, sia una preoccupazione necessaria e da diffondere;
– che le espressioni di volontà indirizzate alla cura degli animali siano anche esse utili e auspicabili.
Analogamente il CSB considera opportuna la nascita di una figura professionale che sappia aiutare il proprietario/responsabile a compiere scelte complesse riguardo ai trattamenti medici e di genere di vita dell’animale in rapporto alle diverse visioni etiche personali. Il caso delle espressioni di volontà in veterinaria sembra richiedere in modo specifico la figura del bioeticista clinico veterinario al fine di dimensionare l’impegno di risorse tra le scelte etiche umane e i reali interessi animali in rapporto a concrete prevedibili necessità future.”
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