MODI DI DIRE CHE RIGUARDANO IL LUPO
Numerose espressioni hanno per protagonista il lupo.
Nella tradizione antica e medioevale il lupo appare come il pericolo in persona.
Considerato un animale falso, crudele e insaziabile nella sua voracità egli creò il terrore e la morte tra pastori, cacciatori e persone indifese.
Diventò il protagonista di favole: Esopo, La Fontaine, Cappuccetto Rosso…e di numerose storie e leggende che vennero tramandate in tutta Europa per generazioni.
Nei Fioretti di S. Francesco si parla del celebre Lupo di Gubbio.
“Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d’Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s’appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano della città, come s’eglino andassono a combattere, e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e’vennono a tanto, che nessuno era ardito d’uscire fuori della terra. Per la qual cosa avendo compassione santo Francesco agli uomini della terra, sì volle uscire fuori a questo lupo, bene che li cittadini al tutto non gliel consigliavano; e facendosi il segno della santissima croce, uscì fuori della terra egli co’suoi compagni, tutta la sua confidanza ponendo in Dio.
E dubitando gli altri di andare più oltre, santo Francesco prese il cammino inverso il luogo dove era il lupo.
Ed ecco che, vedendo molti cittadini li quali erano venuti a vedere cotesto miracolo, il detto lupo si fa incontro a santo Francesco, con la bocca aperta; ed appressandosi a lui santo Francesco gli fa il segno della santissima croce, e chiamollo a sé e disse così: “Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona”. Mirabile cosa a dire!
Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere.
E santo Francesco gli parlò così: “Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza, e non solamente hai uccise e divorate le bestie, ma hai avuto ardire d’uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se’degno delle forche come ladro e omicida pessimo; e ogni gente grida e mormora di te, e tutta questa terra t’è nemica.
Ma io voglio, frate lupo, far la pace fra te e costoro, sicché tu non gli offenda più, ed eglino ti perdonino ogni passata offesa, e né li uomini né li cani ti perseguitino più”.
E dette queste parole, il lupo con atti di corpo e di coda e di orecchi e con inchinare il capo mostrava d’accettare ciò che santo Francesco dicea e di volerlo osservare.
Allora santo Francesco disse: “Frate lupo, poiché ti piace di fare e di tenere questa pace, io ti prometto ch’io ti farò dare le spese continuamente, mentre tu viverai, dagli uomini di questa terra, sicché tu non patirai più fame; imperò che io so bene che per la fame tu hai fatto ogni male.
Ma poich’io t’accatto questa grazia, io voglio, frate lupo, che tu mi imprometta che tu non nocerai mai a nessuna persona umana né ad animale: promettimi tu questo?”.
E il lupo, con inchinare di capo, fece evidente segnale che ‘l prometteva.
E santo Francesco sì dice: “Frate lupo, io voglio che tu mi facci fede di questa promessa, acciò ch’io me ne possa bene fidare”. E distendendo la mano santo Francesco per ricevere la sua fede, il lupo levò su il piè ritto dinanzi, e dimesticamente lo puose sopra la mano di santo Francesco, dandogli quello segnale ch’egli potea di fede.
E allora disse santo Francesco: “Frate lupo, io ti comando nel nome di Gesù Cristo, che tu venga ora meco sanza dubitare di nulla, e andiamo a fermare questa pace al nome di Dio”.
E il lupo ubbidiente se ne va con lui a modo d’uno agnello mansueto; di che li cittadini, vedendo questo, fortemente si maravigliavano.
E subitamente questa novità si seppe per tutta la città; di che ogni gente, maschi e femmine, grandi e piccioli, giovani e vecchi, traggono alla piazza a vedere il lupo con santo Francesco.
Ed essendo ivi bene raunato tutto ‘l popolo, levasi su santo Francesco e predica loro, dicendo, tra l’altre cose, come per li peccati Iddio permette cotali cose e pestilenze, e troppo è più pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ci ha a durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia dello lupo il quale non può uccidere se non il corpo: “quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d’un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de’vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale”.
E fatta la predica, disse santo Francesco: “Udite, fratelli miei: frate lupo che è qui dinanzi da voi, sì m’ha promesso, e fattomene fede, di far pace con voi e di non offendervi mai in cosa nessuna, e voi gli promettete di dargli ogni dì le cose necessarie; ed io v’entro mallevadore per lui che ‘l patto della pace egli osserverà fermamente”.
Allora tutto il popolo a una voce promise di nutricarlo continovamente.
E santo Francesco, dinanzi a tutti, disse al lupo: “E tu, frate lupo, prometti d’osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda né gli uomini, né gli animali, né nessuna creatura?”.
E il lupo inginocchiasi e inchina il capo e con atti mansueti di corpo e di coda e d’orecchi dimostrava, quanto è possibile, di volere servare loro ogni patto.
Dice santo Francesco: “Frate lupo, io voglio che come tu mi desti fede di questa promessa fuori della porta, così dinanzi a tutto il popolo mi dia fede della tua promessa, che tu non mi ingannerai della mia promessa e malleveria ch’io ho fatta per te”.
Allora il lupo levando il piè ritto, sì ‘l puose in mano di santo Francesco.
Onde tra questo atto e gli altri detti di sopra fu tanta allegrezza e ammirazione in tutto il popolo, sì per la divozione del Santo e sì per la novità del miracolo e sì per la pace del lupo, che tutti incominciarono a gridare al cielo, laudando e benedicendo Iddio, il quale sì avea loro mandato santo Francesco, che per li suoi meriti gli avea liberati dalla bocca della crudele bestia.
E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza fare male a persona e sanza esserne fatto a lui, e fu nutricato cortesemente dalla gente, e andandosi così per la terra e per le case, giammai nessuno cane gli abbaiava drieto.
Finalmente dopo due anni frate lupo sì si morì di vecchiaia, di che li cittadini molto si dolsono, imperò che veggendolo andare così mansueto per la città, si raccordavano meglio della virtù e santità di santo Francesco.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.”
Fioretti, capitolo XXI
(Un po’ di punteggiatura in più non mi sarebbe dispiaciuta!)
Si trova anche la figura di Ysengrin (il cui nome deriva dal fiammingo, significando “feroce come il ferro” il lupo dell’ testo di favole francese del XII secolo il Romanzo di Renart (che è una volpe) in cui gli animali agiscono al posto degli uomini.
L’ Ysengrimus è un lungo poema mediolatino, composto a metà del XII secolo nelle Fiandre, sul confine tra l’area francofona e l’area fiamminga.
Si tratta di un poema epico con animali per protagonisti. I personaggi di queste avventure, come pure le loro vicende, sono presenti in alcune canzoni in francese o in fiammingo, che quindi potrebbero rappresentare la fonte principale del poema in latino.
Sicuramente l’Ysengrimus fu – a sua volta – una delle fonti prossime del Roman de Renart, composto nella seconda metà del XII secolo (almeno per quanto riguarda una quindicina delle sue ventisette branches), e delle parallele versioni tedesca e olandese.
I dizionari sono concordi nell’attribuire alla locuzione In bocca al lupo! una funzione apotropaica, capace di allontanare lo scongiuro per la sua carica di magia.
L’origine dell’espressione sembra risalire ad un’antica formula di augurio rivolta per antifrasi ai cacciatori, alla quale si soleva rispondere, sempre con lo stesso valore apotropaico “Crepi!” (sottinteso: il lupo).
L’augurio, testimonianza della credenza nel valore magico della parola, si sarebbe esteso dal gergo dei cacciatori all’insieme delle situazioni difficili in cui incorre l’uomo; tale etimologia viene riportata dai dizionari di lingua italiana e dai dizionari più specifici dei modi di dire e proverbi.
L’augurio In bocca al lupo! potrebbe essere ricollegato anche ad altre numerose espressioni che hanno per protagonista il lupo, nonché all’immagine stessa di questo animale nella lingua. attraverso l’Europa.
Della visione quasi apocalittica del lupo e delle paure che egli incuteva per secoli agli abitanti dell’Europa, che fossero contadini viventi in mezzo alle foreste o viaggiatori costretti a spostarsi per strade infestate da lupi e banditi, permangono delle tracce in varie lingue europee sotto la forma di modi di dire e proverbi.
Già il Vocabolario degli Accademici della Crusca nella sua prima edizione del 1612 definisce il lupo come ‘animal salvatico voracissimo’, citando tra l’altro l’espressione gridare al lupo e proverbi quali il lupo cangia il pelo ma non il vezzo e chi pecora si fa il lupo se la mangia.
Nella sua terza edizione il Vocabolario riporta l’espressione ‘andare in bocca al lupo’ con il significato ‘andare nel potére del nimico, incontrare da sé il pericolo’ citandone il seguente esempio tratto da Guittone d’Arezzoe datato 1294: «Ma la povera femmina, accostandosi a quell’huomo, si accorse d’essere andáta in bocca al lupo».
Il dizionario rileva inoltre un’altra espressione, di significato più generico, andare in bocca definita come “andare in preda, restare nel potere’ esemplificata con una citazione di Boccaccio dove essa appare sotto la forma andare in bocca del diavolo: «Io n’andréi in bocca del diavolo, nel profondo dello ‘nferno, e saréi messa nel fuoco penace».
L’espressione andare in bocca al lupo (e altre simili, quali correre nella bocca del lupo, mettere (e mettersi) in bocca al lupo, cascare in bocca al lupo, andare nella tana del lupo), nel significato di ‘finire nelle mani del nemico’ o ‘andare incontro a grave pericolo’ riappare successivamente in numerosi altri dizionari.
Ne consegue l’immagine del lupo impressa nella lingua, in espressioni, modi di dire e proverbi, immagine che mette in avanti le sue caratteristiche di animale
– pericoloso e violento: gridare al lupo; anche nelle minacce, specie rivolte ai bambini: il lupo ti mangia; guarda che viene il lupo!
– furbo e perseverante nel vizio: il lupo perde il pelo ma non il vizio
– spietato per chi è debole: Trovarsi come un agnello tra i lupi; Chi pecora si fa il lupo se la mangia fedele al suo branco: lupo non mangia lupo
– insaziabile, affamato (con valore di intensità): una fame da lupi, la fame caccia il lupo dal bosco
– spesso ridotto in cattive condizioni (con valore di intensità): tempo da lupi.
Espressioni analoghe si ritrovano in varie altre lingue europee, testimoniando di una relativa omogeneità nella visione dell’animale sul continente.
In quanto alla risposta Crepi (il lupo)!, a partire dall’uso iniziale proprio al gergo dei cacciatori vi si opera un’estensione pragmatica all’insieme di situazioni in cui alla lingua viene attribuito il potere magico di scongiurare la mala sorte. Un significato performativo analogo si ritrova in varie altre espressioni con il verbo crepare, tra cui Crepi l’avarizia!, Crepi l’astrologo!, anch’esso usato per scongiurare un cattivo presagio, nonché nelle imprecazioni con funzione di malaugurio: Crepa!, Che tu possa crepare!, Ti pigli il lupo! Che tu sia il pan dei lupi!
La ricchezza del materiale linguistico citato dimostra quanto profondamente fosse temuto il lupo nei secoli passati; queste paure ataviche si ritrovano oggi nelle medesime espressioni, ma usate simbolicamente per altre situazioni pericolose del nostro quotidiano.
Vicla Sgaravatti
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