LEZIONI DI VITA RANDAGIA
(One Good Dog) di Susan Wilson, 2010.

Adam ha 46 anni, un’ottima carriera e una famiglia. Un giorno ha uno scatto d’ira incontrollabile, stupido gesto, per cui viene condannato al servizio sociale in un centro di accoglienza per senzatetto, perdendo però nel frattempo lavoro e famiglia
Un pitbull senza nome vive recluso in una cantina, usato per combattimenti. Finisce in canile, più volte, nonostante gli riesca pure la fuga.
Il romanzo racconta dell’incontro di due anime randagie. Per Adam saranno il contatto con un’umanità derelitta e gli occhi profondi di un pitbull, che chiamerà Chance, a dargli una seconda occasione.

Chance parla in prima persona e qui vi riporto il suo pensiero strategico per farsi adottare:

«È risaputo che la mia è una razza difficile da piazzare. La nostra reputazione di cani aggressivi, gli usi a cui veniamo notoriamente destinati, ci impediscono di essere adottati facilmente. Nessuna vecchietta bisognosa di compagnia sceglierà di portarsi a casa un pitbull, nemmeno se è un incrocio come lo sono io. Tanto per cominciare sembriamo troppo forti. Secondo, sembriamo feroci. Terzo, non siamo per niente belli. Insomma, alle vecchiette lasciamo i cagnetti dal pelo lungo e vaporoso. Poi ci sono i giovanotti che vengono a farsi un giro in cerca di un cane virile. Niente da fare. Le autorità non sono mica nate ieri. Non si vendono combattenti di seconda mano, qui. Restano le coppie più giovani che vogliono prendere un cane dalla cattiva reputazione e con problemi di relazione. Non è che ce ne siano molte, a dire il vero, e noi invece siamo tantissimi.
Il segreto è comportarsi come un Labrador. Lasciare che ti mettano quella mano falsa nella ciotola del cibo e non reagire. Andare a prendere quella stupida palla e fargliela cadere in grembo. Fingere che quel falso di un bamboccio sia un bambino vero e che tu non desideri altro che leccargli la faccia e proteggerlo da ogni male. Sbavare un po’. Esibirsi in un bell’inchino sulle zampe anteriori per invitarli a giocare. Oh, sì, ero completamente “socializzato”.»

Questo invece è il momento dell’incontro fra i due protagonisti:

«Era un tipo dall’aria rude. (…) Dopo la lunga sequela di supplici che mi erano sfilati davanti (…) vidi qualcosa … non un’implorazione, roba di cui faccio volentieri a meno, ma qualcos’altro. Una silenziosa dignità, un certo distacco, forse, come se lui non avesse davvero bisogno di me né della mia cortese simpatia nei suoi confronti.(…) Non mi guardare, diceva, sono qui solo perché mi ci hanno costretto.
I nostri occhi si sono incontrati, ma lui ha subito distolto lo sguardo. (…) Ma in quel breve momento ho visto qualcosa che ho immediatamente riconosciuto. Forse, in realtà, ho visto soltanto la mia personale vena d’indipendenza, quella che mi ha tenuto sempre a galla. O gli occhi di un combattente ormai malconcio, ma con i ricordi di una gloria recente. Forse ho visto che sotto quella scorza ruvida si nascondeva un cuore non ancora del tutto indurito, come il mio. (…)
E stato lì che ho preso la decisione. Era lui quello giusto per me.
E mi sono messo a scodinzolare.»

Trama avvincente e coinvolgente, scrittura scorrevole, lascia molti argomenti di riflessione.

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Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
via Rembrandt 38- Milano
02 4009 1350
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Altri orari da concordare.


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