LA RABBIA
La parola “rabbia” deriva dal sanscrito “rabbahs” che vuol dire “fare violenza”.
Forse è la più antica malattia di cui si abbia notizia: nel trentesimo secolo avanti Cristo, in India il dio della Morte era dipinto sempre accompagnato da un cane, emissario, appunto, del trapasso.
La rabbia è una malattia virale che si trasmette anche all’uomo. Il virus è contenuto nella saliva e provoca un’encefalite nei mammiferi, domestici e selvatici. Si trasmette dal contatto diretto tra la saliva di animali infetti, attraverso morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute, e mucose anche integre.
In alcuni casi, molto particolari e rari, la contaminazione può avvenire per via aerea: negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento dei casi di rabbia trasmessa dai pipistrelli!
Da quando i sintomi si sviluppano, la malattia è sempre letale per l’uomo e per gli animali.
La rabbia si divide in due grandi forme epidemiologiche: urbana e silvestre. L’urbana è la più pericolosa, viene generalmente diffusa da cani e gatti domestici non immunizzati. La silvestre viene diffusa da donnole, faine, lupi, manguste, martore, moffette, procioni, pipistrelli, ma soprattutto da volpi: fungendo da riserva naturale del virus, se trasmesso ad animali domestici il rischio che la silvestre diventi urbana è concreto.
La forma urbana è diffusa soprattutto in Africa, in Asia e in Sud America, mentre la forma silvestre è maggiormente diffusa in Europa e nell’America del Nord.
L’Italia attualmente è indenne dalla rabbia.
L’ultima epidemia, dopo quasi 13 anni di assenza e in relazione alla situazione epidemiologica nelle vicine Slovenia e Croazia, ha interessato dall’autunno 2008 al febbraio 2011 il nord-est italiano, e in particolare il Friuli Venezia Giulia, la provincia di Belluno e le province di Trento e Bolzano.
Contro questa epidemia sono state effettuate numerose, tempestive campagne di vaccinazione orale delle volpi, che hanno permesso l’eradicazione della malattia dal territorio. L’ultimo caso risale al febbraio 2011.
Dopo i prescritti due anni di prosecuzione delle campagne vaccinali con esche e in assenza di nuovi casi, il nostro paese ha riottenuto lo stato di indennità nel 2013.
A scopo precauzionale e in linea con quanto realizzato in Slovenia e in Croazia, fino a tutto il 2016 ha continuato ad essere eseguita due volte all’anno la vaccinazione orale delle volpi lungo una fascia di confine di circa 2.300 km2.
A partire dal 2017, visti i risultati raggiunti e la forte diminuzione del rischio di ingresso della malattia con le volpi dai confinanti paesi balcanici dove sono stati adottati efficaci piani di vaccinazione, le volpi non vengono più vaccinate ma si mantiene una capillare attività di sorveglianza passiva per monitorare eventuale nuovi ingressi della malattia.
In Europa l’80% dei casi si riferisce alla forma silvestre, con la volpe rossa responsabile.
Nella gran parte dei Paesi europei centrali e occidentali, la patologia è stata eradicata.
Attualmente la rabbia è presente in particolare in Estonia, Lettonia e Lituania, Russia, Bielorussia, Ucraina e nel sud-est dell’Europa.
In Turchia la rabbia urbana rimane il problema principale.
Dal 1979 a oggi in Europa sono stati diagnosticati 14 casi di rabbia nel cane a seguito dell’introduzione di soggetti a rischio, di cui il più recente risale alla fine del 2008 in Germania (un cane importato dalla Croazia).
Il verificarsi di questi casi sottolinea l’importanza del rispetto delle norme che regolano la movimentazione degli animali d’affezione e la corretta informazione dei viaggiatori relativamente al rischio d’introdurre animali da Paesi con rabbia endemica.
Secondo dati diffusi dall’OMS, la rabbia è una patologia molto diffusa a livello globale. Ogni anno si registrano circa 55.000 decessi e la maggioranza delle morti si verifica in Asia e in Africa. Il 99% dei casi nell’essere umano sono relativi a rabbia canina e più della metà delle vittime sono bambini di età inferiore ai 15 anni.
Per entrare in Italia, cani e gatti devono essere vaccinati contro la rabbia da almeno venti giorni. Lo stesso vale per chi vuole portare il proprio animale all’estero: è obbligatorio il microchip, il passaporto e la vaccinazione contro la rabbia eseguita da almeno venti giorni. A seconda del paese di destinazione, o da cui si proviene, può essere richiesta anche la titolazione anticorpale. Chiedete per tempo informazioni al vostro Medico Veterinario.
0 commenti