LA LEGGENDA DEL PONTE DEL DIAVOLO A BOBBIO (PC)
A Bobbio si trova un ponte, chiamato in vari modi: Ponte Gobbo, Ponte Vecchio o Ponte del Diavolo, che è una costruzione di origine romana che ha subìto durante i secoli numerosi rifacimenti.
Si racconta in un’antica leggenda che S. Colombano, monaco irlandese del VI secolo, dopo essere arrivato a Bobbio e aver costruito il monastero, fosse ansioso di portare la parola di Dio alle popolazioni che vivevano sull’altra sponda del fiume Trebbia in luoghi inaccessibili e impervi.
La costruzione di un ponte, nel Medioevo, veniva considerata un’opera prodigiosa.
Per questo motivo, la realizzazione di queste opere ha dato origine a molte leggende, che spesso avevano come protagonista il diavolo: unire due posti che Dio aveva voluto separati era visto da molti come un’opera “diabolica”.
Non essendo San Colombano capace di costruire un ponte, si racconta che strinse un patto col diavolo che gli promise di innalzarlo in una sola notte grazie all’aiuto di undici diavoletti, a patto di cedergli la prima anima mortale che vi avesse transitato sopra il giorno dopo.
A sorpresa il Santo accettò l’offerta.
Nella notte, il diavolo convocò vari diavoletti che lo aiutarono nell’opera muratoria, reggendo le volte del ponte.
Gli aiutanti di Satana erano però di statura diversa, costruirono così le arcate a varia altezza, determinando, senza volere, il profilo tortuoso che si staglia ancora oggi sopra il greto del fiume.
Al mattino successivo, il diavolo si appostò all’estremità del ponte, per esigere il suo compenso e appropiarsi della prima anima che lo avrebbe attraversato.
San Colombano però si servì di un sotterfugio e fece passare sul ponte, al posto di un uomo, il suo povero cagnetto sofferente e molto malato (alcuni dicono si trattasse di un orso).
Il diavolo, per la rabbia, sferrò un potente calcio al ponte, che diventò anche sghembo, e se ne tornò all’inferno.
Si dice che nella cripta della Chiesa di san Colombano ci siano ancora le orme dello sventurato animale che fece da cavia.
Per molto tempo il ponte fu meta di pellegrinaggi e processioni religiose e sugli argini sottostanti furono costruite croci e realizzate immagini votive, alcune di esse sono ancora visibili.
Ho visitato questo borgo lo scorso autunno e ho trovato tutto molto suggestivo. Di questa leggenda mi ha colpito che un cane sia stato equiparato a un uomo, come “prima Anima”, attribuendogli quindi indirettamente questa dotazione di anima, di cui in seguito si è molto discusso “Gli animali hanno un’anima?”. Sì, gli animali hanno un’anima!
Non c’era più il mio caro Assistente Sil, e non c’era ancora la cara Stagista Flaminia, a cui fare attraversare il ponte oramai in totale sicurezza, ma ho fotografato Ugo, di due anni, che lo ha percorso tutto, ben consapevole che il diavolo non gli avrebbe sottratto l’anima! 🙂
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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