I GIORNI DELLA MERLA

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Per tradizione gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio sono considerati i più freddi dell’anno.

Non si tratta solo di credenze popolari ma anche di statistiche meteorologiche. I dati dimostrano, infatti, che nei primi trenta giorni dell’anno esiste – mediamente – una piccola parentesi di clima più mite ma poi si ripiomba in un clima più rigido. Ciò succede solitamente verso la fine di gennaio, poco prima dei cosiddetti “giorni della merla”.

Ad oggi secondo le rilevazioni meteo in realtà gli ultimi tre giorni di gennaio non sono più i più freddi, almeno per quanto riguarda l’Italia. Sappiamo che il clima sta cambiando e probabilmente nei decenni passati la fine di gennaio era davvero il momento più gelido dell’anno, ma ora non è detto.

L’origine dell’espressione “I giorni della merla” non è ben chiara.

Nel 1740, Sebastiano Pauli pubblica nel 1740 il libro “Modi di dire toscani ricercati nella loro origine” in cui propone due interpretazioni.

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«”I giorni della Merla” in significazione di giorni freddissimi. L’origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s’aspettò l’occasione di questi giorni: ne’ quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all’altra riva.

Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne’ quali passò sopra il fiume gelato.»

C’è poi la conosciuta leggenda.

La leggenda narra che tanto tempo fa i merli non erano neri, ma bianchi.

Una merla, per ingannare gennaio, che la maltrattava con pioggia e freddo, decise di nascondersi nel nido con tutta la sua famiglia. Raccolse le provviste per sopravvivere al gelo, in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio. Sarebbe uscita solo quando il sole fosse stato un poco più caldo e i primi ciuffi d’erba avessero fatto capolino tra i cumuli di neve, solo l’ultimo giorno del mese, che ai tempi durava ventotto giorni.

Così, aspettò fino al 28 di gennaio, poi uscì, cominciando a festeggiare, e sbeffeggiando l’Inverno: anche quell’anno ce l’aveva fatta; il gelo, ai merli, non faceva più paura!

Tutta questa allegria, però, fece infuriare Gennaio, che decise di dare una lezione a quegli uccelli troppo canterini. Chiese in prestito a febbraio tre giorni per scatenare una tempesta di neve e gelo. Il vento gelido ghiacciò la terra e i germogli insieme ad essa. Perfino i nidi dei merli furono spazzati via dal vento e dalla tormenta.

Per ripararsi e sopravvivere al freddo, la merla si rifugiò dentro un camino. Lì, il calduccio la riscaldò e le permise di resistere a quelle giornate.

Solo a febbraio la tormenta si placò e la merla poté riprendere il volo. La fuliggine del camino le aveva però sporcato irrimediabilmente le piume (trasformando così il suo manto, da bianco in nero).

Come spesso capita, comunque, la leggenda presenta variazioni fantasiose e diversi di regione in regione.

A Cremona In questa città si narra che ci fu un anno molto mite. I merli, che erano bianchi, deridevano Gennaio per il fatto che l’inverno stesse finendo e non ci fosse stata neanche una giornata gelida. Questo fece arrabbiare Gennaio che si vendicò facendo arrivare un freddo polare. A causa delle temperature i merli, allora bianchi, dovettero rifugiarsi nei comignoli, diventando così tutti neri.

Nel Modenese A Modena si dice che un tempo, durante i giorni della merla, faceva talmente freddo che le “razdore” – le donne che gestivano la casa, il bestiame e tessevano la lana – si chiudevano in casa per preparare la polenta con un sughetto fatto di uccelli. Non si sa che tipo di volatili ne facessero parte, ma i merli ne erano compresi. Era infatti facile catturarli perché indeboliti dal freddo polare.

A Forlì Nel Forlivese la leggenda narra che una merla bianca, dopo essersi protetta tutto l’inverno al calduccio del suo nido, ne uscì gli ultimi tre giorni di Gennaio vedendo che un bel sole si stava levando nel cielo. Però fu all’improvviso colpita da un freddo polare e costretta a rifugiarsi all’interno di un camino fumante. Si salvò dal gelo ma diventò tutta grigia.

E altre ancora, ma tutte comunque simili.

Vicla Sgaravatti

Medico Veterinario

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