I CANI UTILIZZATI PER RILEVARE IL CORONAVIRUS CON L’OLFATTO
Già si conosce la capacità di alcuni cani addestrati in maniera specifica a rilevare patologie come il cancro, il morbo di Parkinson, il diabete e le infezioni batteriche e parassitarie.
L’Università Politecnica delle Marche, UNIVPM ha eseguito uno studio multicentrico, definito SCREENDOG-19, che si è concluso a dicembre 2021 in cui si stabilisce che cani appositamente addestrati sono in grado di rilevare le infezioni da Sars-CoV-2 con un’accuratezza superiore a molti test rapidi.
Sono stati raccolti campioni di sudore dai pazienti nei drive in di Macerata e Sassari (Area Vasta 3 e ASL Sassari), necessari per la fase di imprinting dei cani, in cui un team di educatori cinofili ha ha educato gli animali a distinguere i campioni positivi da quelli negativi.
Nella fase finale dello studio sono stati verificati i cani ai test ai drive in, per dimostrare che i cani non solo identificano le persone positive da campione, ma sono anche in grado di identificarle in un contesto reale. La segnalazione dei cani è stata poi incrociata con i referti dei test molecolari effettuati lo stesso giorno.
In 5 mesi sono stati testati 1251 soggetti, vaccinati e non vaccinati, di cui 206 positivi. I cani addestrati erano in grado di fiutare i soggetti malati con una accuratezza tra il 98% e il 100%, contro l’87% e il 98% dei test antigenici rapidi.
Si pensa che in corso di infezione virale, lo stress ossidativo produca composti, che, attraverso la circolazione sanguigna, raggiungono la cute e vengono espirati dal malato. Fiutando pelle e respiro, i cani addestrati possono riconoscere l’odore di questi particolari composti ossidati in corso di definizione.
Ricercatori veterinari dell’Università di Camerino sono stati incaricati di identificare segnali di sofferenza o stress nell’assolvimento dell’attività per avere l’analisi del benessere dei cani. Non è stato rilevato alcun indicatore comportamentale negativo: i cani addirittura percepivano l’attività come un gioco.
Diventa quindi interessante e utile insegnare ai cani a rilevare la presenza del virus attraverso l’olfatto: potrebbe aprire la strada a nuove possibilità di screening, meno invasive e più rapide. Per esempio, si può pensare all’impiego dell’olfatto canino in luoghi molto affollati come gli aeroporti: una vera e propria risorsa per il futuro.
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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