8 AGOSTO GIORNATA INTERNAZIONALE DEL GATTO
La data indicata per celebrare il gatto, il World Cat Day, è l’8 agosto.
Questa data fu stabilita nel 2002 dall’International Fund For Animal Welfare su richiesta di alcune associazioni animaliste internazionali.
In Italia il gatto ha la sua festa nazionale il 17 febbraio, come in gran parte d’Europa. In Russia invece viene celebrato il 1 marzo.
Le statistiche dicono che sono almeno sette milioni i gatti che abitano nelle case degli italiani, condividendo con loro ogni momento della giornata.
Durante il lockdown il loro numero è aumentato e hanno partecipato a videochiamate, riunioni e lezioni di fitness via web, aiutando nell’esecuzione del lavoro da casa…😄
Negli USA questa ricorrenza è molto sentita, lì i felini sono l’animale domestico più diffuso, la cui presenza è considerata da molti come un vero e proprio antistress, sia nel guardarli, sia nell’accarezzarli.
Sul web si possono trovare gatti filmati dai propri padroni nelle più diverse situazioni, i cui video sui social network raggiungono le migliaia di visualizzazioni.: si tratta delle “cat-celebrities”.
Non tutti i paesi sono però altrettanto benevolenti nei confronti dei felini, tra i meno ospitali per questi animali c’è l’Australia, dove addirittura pare che i gatti selvatici siano nel mirino di un maxi piano di eradicazione.
Il gatto è sempre stato circondato da un alone di mistero e ritenuto un animale magico.
Nell’antico Egitto era adorato come divinità per poi arrivare a essere considerato una creatura diabolica al servizio delle streghe.
Durante l’Illuminismo, per fortuna, iniziò la sua riabilitazione.
Epoche e culture diverse hanno associato al piccolo felino numerosi segreti, rendendolo oggetto di studi del pensiero esoterici.
Nell’antico Egitto i gatti erano oggetto di venerazione, soprattutto per la loro capacità di sterminare i roditori dannosi per l’agricoltura.
La divinità egizia Bast, o Bastet, era raffigurata con il corpo di una donna e la testa di un gatto ed era dispensatrice di amore e fecondità.
I gatti erano utilizzati come animali da caccia: tenendo l’animale al guinzaglio, il padrone lanciava un boomerang contro gli uccelli; poi lasciava libero il gatto, che recuperava il volatile abbattuto.
Siccome erano economicamente utili e si credeva assicurassero fecondità alla famiglia, i gatti erano talmente oggetto di venerazione, che a volte venivano mummificati e sepolti con i loro padroni o in cimiteri appositi.
Il culto di Bastet, e di conseguenza il culto dei gatti, raggiunsero una diffusione tale che in Egitto il gatto era protetto dalla legge.
Era vietato fare loro del male o trasferirli al di fuori dei confini del regno dei faraoni. Chi violava tali disposizioni, era passibile di pena di morte.
Benché le leggi egizie proibissero la loro esportazione perché ritenuti animali sacri, i navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese, facendone oggetto di commercio insieme ad altre merci preziose.
Il gatto si diffuse in tutta Europa, dopo essere sbarcato in Grecia dove divenne protagonista delle favole di Esopo e di dotte dissertazioni di Erodoto. A Roma fu Fedro a inserirlo nelle sue favole, Cicerone e Plinio il Vecchio ne parlarono.
Grazie a scambi commerciali di merci preziose e ricercate come la seta, il gatto arrivò fino in Asia, in Cina. Le sue doti di cacciatore di topi, e la sua bellezza ne decretarono il successo e divenne simbolo della serenità della famiglia, della pace e della fortuna.
I buddisti gli attribuirono la capacità di meditazione, ma, sebbene fosse molto apprezzato e amato, non rientrò nell’elenco degli animali protetti, per un incidente capitato a un gatto che si addormentò proprio mentre si svolgeva la solenne cerimonia funebre di Budda!
In India la religione induista obbligava a ospitare o sfamare almeno un gatto, per devozione alla dea Sasti, simbolo della maternità.
Nel Medioevo i gatti arrivarono in Giappone.
Secondo la tradizione, i primi gattini giapponesi videro la luce nel 999 nel palazzo imperiale di Kioto.
Dall’Egitto il gatto raggiunse anche i Paesi arabi dell’Islam. Qui l’animale preferito era il cavallo, ma le simpatie accese dal felino eguagliarono, se non superarono, la fama degli equini.
Racconta una leggenda araba che un giorno Muezza, la gatta di Maometto, dormisse sul divano accanto al profeta, adagiata sulla sua tunica:
Quando lui dovette alzarsi, preferì tagliare un pezzo della sua “gellaba” per non disturbare il sonno della micia.
In Sud America gli Inca lo ritenevano sacro; se ne ha testimonianza in quanto lo si vede rappresentato in numerosi artefatti delle civiltà precolombiane.
A partire dal Medioevo il gatto cominciò ad essere considerato simbolo del male e venne associato alle pratiche della stregoneria. Assurto a simbolo divino nell’antico Egitto, venne addirittura considerato come la personificazione del demonio.
Purtroppo è tristemente risaputo che durante la caccia alle streghe molti gatti vennero atrocemente torturati e gettati sul rogo assieme alla loro padrona. per secoli.
In molti paesi d’Europa, il 24 giugno era considerato la festa delle streghe, e in quella data migliaia di gatti venivano gettati vivi dai campanili delle chiese, rinchiusi in gabbie ed arrostiti a fuoco lento sulle pubbliche piazze, scorticati vivi o uccisi a bastonate. Anche il martedì grasso, prima delle ceneri, e in altre manifestazioni religiose accadeva la stessa cosa.
Molti gatti, in passato, venivano seppelliti vivi nelle fondamenta delle case per favorire una “maggiore solidità del muri”; sono stati murati gatti vivi anche sotto la Torre di Londra e sotto la Christ Church, proprio per obbedire alle superstizioni.
Come buon auspicio per i futuri raccolti si uccidevano gatti dopo la mietitura e con il fumo di un gatto bruciato vivo si affumicava il bestiame per preservarlo dalla moria.
C’era chi addirittura credeva che un pizzico di cenere di gatto sparso in casa, favorisse il benessere e la felicità.
Per fortuna le superstizioni sono quasi completamente scomparse e le persone, negli ultimi cinquant’anni hanno capito quale essere meraviglioso fosse il gatto, caro amico e compagno del genere umano, adatto a convivere e condividere una vita insieme.
Avere un gatto è un’ esperienza bellissima, ma se uno non la prova, non può neanche lontanamente immaginare e capire di quale profondità e ineffabilità sia composta, di quanta serenità e gioia possa elargire: PROVARE PER CREDERE!!!
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
via Rembrandt 38- Milano
tel: 02 4009 1350
Solo per appuntamento:
martedì e giovedì 15-19
sabato 9,30 – 12,30
Altri orari da concordare.
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