31 GENNAIO: SI CELEBRA SAN GIOVANNI BOSCO
San Giovanni Bosco (Castelnuovo d’Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888), meglio noto come don Bosco, visse nell’Ottocento e fondò le congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Durante la sua vita, fu oggetto di ripetuti attentati ma riuscì sempre a scamparli, grazie anche a Grigio, un cane speciale.
Qui di seguito vi riporto la narrazione che lo stesso don Bosco fece ai suoi discepoli attraverso le sue Memorie.
“Il Grigio fu argomento di molte conversazioni e ipotesi varie. Molti di voi lo ha visto ed anche accarezzato. Lasciando da parte le storie straordinarie che di lui si raccontano, vi esporrò la pura verità.
A causa dei frequenti attentati di cui io ero bersaglio, fui consigliato di non andare in giro da solo quando andavo in città o tornavo indietro.
In un pomeriggio buio, tornavo a casa, con una certa paura, quando vidi al mio fianco un enorme cane, che a prima vista mi impaurì; siccome però mi faceva festa come se io fossi il suo padrone, avemmo da subito una buona relazione, e lui mi accompagnò fino all’Oratorio.
Ciò che accadde in quel pomeriggio si ripeté molte volte, di modo che io posso ben dire che il Grigio mi prestò importanti servizi. Ve ne racconto alcuni.
Alla fine di novembre del 1854, in un pomeriggio scuro e piovoso, tornavo dalla città, per la via della Consolata. Ad un certo punto, capii che due uomini camminavano a poca distanza davanti a me. Acceleravano o diminuivano il passo ogni volta che io acceleravo o diminuivo il mio.
Quando, per non incontrarmi con loro, ho tentato di passare dal lato opposto, essi con grande abilità si collocarono davanti a me. Volli girare sui miei passi, ma non ci fu tempo: facendo due salti indietro, mi gettarono un mantello sulla testa. Uno di loro riuscì a imbavagliarmi con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non lo potevo fare.
In questo preciso momento apparve il Grigio. Ringhiando come un orso, si lanciò con le zampe contro il viso di uno, con la bocca spalancata contro l’altro, in maniera che conveniva loro di più avvolgere il cane che me.
– Chiama il cane! Gridavano spaventati.– Lo chiamo sì, ma lasciate i passanti in pace.
– Chiamalo subito!
Il Grigio continuava a ringhiare come un orso inferocito. Essi ripersero il loro cammino, ed il Grigio, sempre al mio lato, mi accompagnò. Feci ritorno all’Oratorio ben scortato da lui.
Nelle notti in cui nessuno mi accompagnava, non appena passavo le ultime case vedevo spuntare il Grigio da qualche lato della strada. Molte volte i giovani dell’Oratorio lo videro entrare nel cortile.
Alcuni volevano batterlo, altri tirargli pietre.
– Non lo molestate, è il cane di Don Bosco – disse loro Giuseppe Bozzetti.
Allora tutti si misero ad accarezzarlo e a seguirlo fino al refettorio, dove io stavo cenando con alcuni chierici e padri e con mia madre. Davanti a tanto inaspettata visita, rimasero tutti intimoriti.
– Non abbiate paura, è il mio Grigio, lasciate che venga – dissi io. Facendo un gran giro intorno al tavolo, venne accanto a me, facendomi festa. Anch’io lo accarezzai e gli offrii zuppa, pane e carne, ma lui rifiutò. Anzi: neppure annusò il cibo. Continuando allora a dare segnali di soddisfazione, appoggiò la testa sulle mia ginocchia, come se volesse parlarmi o darmi la buona notte; in seguito, con grande entusiasmo ed allegria, i bambini lo accompagnarono fuori. Mi ricordo che quella notte ero tornato tardi a casa ed un amico mi aveva dato un passaggio nella sua vettura.
L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, quando andavo da Murialdo a Moncucco, a casa di Luigi Moglia, un mio amico. Il parroco di Buttigliera volle accompagnarmi per un tratto di strada, e ciò fece sì che la notte mi sorprese nel mezzo della strada.
– Oh! Se avessi qui il mio Grigio, che buona cosa sarebbe! – pensai.
In quel momento il Grigio giunse correndo nella mia direzione, con grandi manifestazioni di allegria, e mi accompagnò per il tratto di strada che ancora dovevo percorrere, circa tre chilometri. Giunto a casa dell’amico, conversai con tutta la famiglia e andammo a cenare, rimanendo il mio compagno a riposare in un angolo della sala. Terminato il pasto, l’amico disse: – Andiamo a dar da mangiare al tuo cane.
E prendendo un po’ di cibo, lo portò al cane, ma non riuscì a trovarlo, malgrado avesse guardato bene in tutti gli angoli della sala e della casa. Tutti rimanemmo stupiti perché nessuna porta, nessuna finestra era aperta, ed i cani della casa non avevano dato nessun allarme. Cercarono il Grigio nelle camere di sopra, ma nessuno lo trovò.
Fu questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio. Mai più seppe del suo padrone. So solo che questo animale fu per me una vera provvidenza nei molti pericoli in cui mi vidi coinvolto.“
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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