Nel 1979 la National Anti-vivisection Society, la più antica organizzazione antivivisezionista inglese, lanciò la Giornata Mondiale degli Animali da Laboratorio, che venne poi riconosciuta dalle Nazioni Unite, e celebrata in tutto il mondo il 24 aprile, per ricordare lo sterminio silenzioso di oltre 115 milioni di animali che ogni anno soffrono e muoiono per una ricerca dolorosa e spesso inutile.
Lo scopo della commemorazione è ricordare l’abuso e la morte degli animali sfruttati a fini di ricerca, ricordando la sofferenza anche fuori dall’abituale e isolato contesto del laboratorio.
C’è inoltre l’invito alla riflessione, e all’azione: i movimenti antivivisezionisti si attivano e organizzano vari tipi di eventi di informazione o di dissenso, manifestazioni di piazza, incontri e dibattiti sulle “metodologie alternative” proprio il 24 aprile.
Una giornata simbolica il cui valore consiste nel considerare il cammino della scienza contrapposto alla sofferenza animale… il progresso e i traguardi raggiunti che si confrontano con il dolore e l’agonia degli animali, ultimi tra gli ultimi.
La scienza, per un giorno, viene ridotta non ai suoi successi, ma alle sue responsabilità, costretta a fare i conti non con i ratti e i cani generici a cui è abituata, bensì con un preciso topo, con uno specifico cane… la vivisezione, da male necessario, diventa male, e basta.
Una missione dello scienziato è quella di esplorare i nostri limiti, apprendendo una lezione di umiltà, ma è una missione fallita, perché non è stato riconosciuto alcun limite… e se non esistono limiti, non c’è nulla da esplorare! Così, l’animale da laboratorio, è come se morisse due volte, e del tutto inutilmente!
«I barbari uomini prendono questo cane tanto prodigiosamente superiore all’uomo nell’amicizia: lo inchiodano su una tavola, e lo sezionano vivo per mostrarti le vene meseraiche. Tu scopri in lui gli stessi organi di sentimento che sono in te. Rispondimi, o meccanicista, la natura ha dunque combinato in lui tutti gli organi del sentimento affinché egli non senta? Il cane ha dei nervi per essere impassibile? Non fare più di queste balorde supposizioni». (Voltaire, Dizionario Filosofico)
«Non mi deve interessare se la vivisezione produca o meno risultati giovevoli all’umanità. Anche se fossero utili, non sarei meno ostile alla vivisezione, poiché la mia ostilità si fonda sulle sofferenze che infligge ad esseri non consenzienti. È questione di sentimenti, così profondamente radicati in me che, certo, neppure per un vivisettore vivisezionato potrei provare la benché minima soddisfazione, per quanto la legge del taglione se la sarebbe meritata». (Mark Twain)
«Se è vero che la maggior parte dei medici difende la vivisezione, è altrettanto vero che i più non sanno cosa difendono, perché non sospettano lontanamente l’inerente fallacia e crudeltà». (Hans Ruesh, Imperatrice Nuda)
«L’elenco di debiti che abbiamo nei confronti degli animali è senza fine e, per tutto ringraziamento, li sottoponiamo ad ogni sorta di abusi. Alcuni li abbiamo ridotti all’estinzione e con sconcertante cinismo ed indifferenza, altri li facciamo oggetto di sperimentazione per mezzo delle torture più crudeli che vanno sotto il nome di vivisezione». (Moni Ovadia)
«Se usiamo la parola “vivisezione” sono il primo a essere inorridito. Letteralmente vuol dire “sezionare i viventi”, cosa che però non avviene nei laboratori, dove gli animali non vengono affatto aperti in maniera brutale, bensì sono soggetti ad analisi ed esperimenti sempre in sicurezza, nel rispetto di tutte le norme. Il termine giusto sarebbe “sperimentazione animale”: paradossalmente, sarebbe più corretto chiamare “vivisezione” qualsiasi intervento chirurgico facciamo sull’uomo». (Silvio Garattini)
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