ABBAIARE STANCA di Daniel Pennac, 1982
Questo è un romanzo per ragazzi (Cabot-Caboche è il titolo originale), molto piacevole anche per un adulto amante dei cani. Celebra l’amicizia tra uomo e cane, è una storia sull’amore, sulla paura e sulla voglia di libertà.
Daniel Pennac è uno scrittore che apprezzo molto e di cui credo di aver letto quasi tutte le opere.
Ho avuto il piacere di incontrarlo alla presentazione di un suo libro ed è un personaggio intelligente, autoironico, alla mano, tanto è piacevole da leggere, altrettanto lo è da ascoltare
Lo leggevo tutte le sere a mio figlio, era già alle elementari ma un po’ pigro per leggere per conto suo.
La storia e le peripezie del cane protagonista lo entusiasmavano, e aspettava con ansia che arrivasse l’ora della lettura.
Una sera, arrivati a un momento pieno di tensione, gli dissi che ero stanca e che sarei andata a dormire. Le sue proteste furono veementi ma a nulla valsero, l’unica concessione che ottenne fu quella di poter andare avanti un po’ per conto suo…e così fece, e continuò a leggere…e non ci fu più bisogno di me per la lettura!
La storia è appassionante.
Si racconta di un cane randagio, senza un nome suo viene chiamato Il Cane.
Alla nascita, mentre tutti i suoi fratelli e sorelle vengono venduti, lui viene fatto affogare in un secchio di acqua gelida, perché è troppo brutto.
Riesce a sopravvivere, vive le sue avventure per strada, finisce in un canile, viene adottato, scappa…..
Non vi dico altro per non togliervi il piacere del leggerlo.
È un libro da far leggere ai bambini e ragazzi che vorrebbero un cane, o che stanno per accoglierne uno in casa: sa insegnare molto, sia sui cani, sia sulle persone.
Nel libro si intervallano momenti di gioia, di tristezza, di paura, di comicità, come spesso succede nelle altre opere di Pennac.
Il testo è facile da leggere anche per la forma, le frasi sono brevi e concise, semplici e schiette, i termini utilizzati sono facili da comprendere.
Vi riporto alcune citazioni tratte dal libro:
” Abbaiare stanca. La forza non conta niente nella vita. Saper schivare è quello che conta.”
“Incontrerete forse persone che si burleranno del vostro amore per i cani, che affermeranno che amare i cani nasconde un’incapacità di amare gli uomini… Lasciateli dire. Sono tutte stupidaggini. È incredibile quante idee preconcette circolino sugli amatori di cani! Tanta gente afferma, per esempio, che l’amore per i cani e quello per i gatti sono incompatibili. Tra cani e gatti, secondo loro, bisogna scegliere, non si possono amare tutt’e due. Dupont, Sarah, Gabriella, Ti’Marcel, alcuni dei gatti della mia vita, devono ridere di gusto sentendo simili discorsi. E quando un cane o un gatto ridono di te, lo si vede. […] Ah, un’ultima cosa: quando si sceglie di vivere con un cane, è per sempre. Non lo si abbandona. Mai. Mettetevelo bene in mente prima di adottarne uno.”
“D’altronde, che cosa ho da dire io? Poche cose. E che riguardano soprattutto gli uomini. Questa, per esempio: se avete un cane, o quando ne avrete uno, non siate, vi prego, né ammaestratori né ammaestrati. Cioè: non siate uno di quei ‘padroni’ tutti fieri di aver trasformato il proprio cane in un tappetino, in una belva o in una bambola meccanica. ‘Guardate com’è intelligente il mio cane’ sembra sempre che vi dica quel tipo di gente; e mentre vantano l’intelligenza della loro bestia, sui loro visi di ammaestratori soddisfatti si dipinge una bestialità senza limiti.”
“Ma non siate nemmeno ammaestrati. Non siate di quelle persone completamente sottomesse alla volontà del cane, che non pensano che a lui, che non parlano che di lui e la cui vita si riassume in questo: possiedono un cane. Un minimo di ammaestramento è necessario. Ma bisogna intendersi sul significato della parola. Un buon ammaestramento è quello che impone il rispetto della dignità di entrambi. «E che cos’è la dignità per un cane?» mi domanderete voi: è di essere cane. Da questo punto di vista, il buon ammaestratore deve cominciare ad ammaestrare se stesso, cioè a rispettare la dignità del cane che gli vive accanto, se vuole comportarsi lui stesso dignitosamente, da uomo. In fondo il rispetto delle differenze è la legge stessa dell’amicizia”
Vicla Sgaravatti
Medico Veterinario
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